La roverella è la specie di quercia più diffusa in Italia: è presente su tutta la collina e bassa montagna della Penisola; frequente anche in Sicilia e sui monti della Sardegna. Forma boschi puri o misti, ad un’altitudine compresa tra i 400 ed i 1000 metri.
La si identifica facilmente osservando le foglie o le gemme, perché sono rivestite da una fine peluria (pubescenza: donde il nome scientifico) percepibile al tatto. A differenza delle altre specie di querce, d’inverno mantiene le foglie secche attaccate ai rami.
È un albero a crescita lenta e assai longevo (parecchi secoli).
Famiglia: Fagaceae
Origine: Europa centrale e meridionale, Turchia e Ucraina.
Caratteristiche: E’ un albero che raramente raggiunge i 20-25 metri di altezza (generalmente in Piemonte non supera i 15 metri), con fusto corto, presto ramificato in grosse branche e con chioma ampia, rada e irregolare.
Foglie: semplici, alterne, coriacee, picciolate, con piccoli e numerosi lobi, spesso doppi o appuntiti. La pagina fogliare inferiore presenta una densa peluria.
Fiori: La roverella è specie monoica, con fiori maschili e femminili presenti sulla medesima pianta. I primi sono amenti (infiorescenze a grappolo) gialli e penduli; i secondi hanno colore tendente al verde e sono o riuniti in piccolo numero o solitari.
La fioritura avviene tra i mesi di aprile e maggio, contemporaneamente all’emissione delle foglie.
I frutti: sono ghiande di forma ovoidale, acute all’apice, ricoperte per circa 1/3 – 1/2 da una cupola emisferica con squame lanceolate.
Sono più piccole di quelle delle altre querce.
Corteccia: di colore bruno scuro, fessurata in piccole scaglie dure e rugose.
Utilizzi
Viene utilizzata per la costituzione e il rinfoltimento di boschi e per gli interventi di recupero forestale.
È pianta tartufigena, in grado di stringere simbiosi con tutte le tipologie di tartufi: principalmente con il tartufo nero (sui suoli calcarei in parecchie valli cuneesi, nel Monferrato e nella bassa Val di Susa) ma anche – trovando il terreno adatto – con il tartufo bianco.
Impiegata a scopo ornamentale come esemplare isolato o a gruppi: e quindi in parchi e giardini, ma anche nella creazione di viali alberati.
Il legno può essere utilizzato come legna da ardere, avendo ottimo valore calorifico e lenta combustione. Non è invece impiegato in falegnameria, anche se simile a quello della rovere, in quanto presenta fibre meno dritte che ne rendono più difficile la lavorazione. Le travi che se ne ottengono vengono usate in edilizia, costruzioni navali e una volta per traversine ferroviarie.
Le ghiande della roverella sono tradizionalmente utilizzate come cibo per i suini ma in passato, in periodi di carenza di cibo, anche per l’alimentazione umana: se ne ricavava una farina (e da questa un pane) e anche una bevanda particolare, quale surrogato del caffè.
Simbologia – letteratura
Si veda quanto indicato sotto “Quercus robur”: infatti in questi ambiti si parla genericamente di “quercia”.
Areale di distribuzione in Piemonte (tratto da TERZUOLO P.G., SPAZIANI F., MONDINO G.P., Alberi e Arbusti – Guida alle specie spontanee del Piemonte, Regione Piemonte, Blu Edizioni, 2002, pp. 223, consultabile su https://www.regione.piemonte.it/web/temi/ambiente-territorio/foreste/alberi-arboricoltura/alberi-arbusti-piemonte-manuale-schede):