Il Viburnum opulus, comunemente detto Palla di neve o Pallon di maggio, è un arbusto cespuglioso a rapida crescita che può raggiungere l’altezza di 3-4 metri. Cresce spontaneo in boschi umidi, in particolare lungo le rive dei corsi d’acqua, dal livello del mare fino agli 800 -1000 metri.
In Italia è presente al centro-nord, assente in Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna.
Il nome del genere (Viburnum) deriva probabilmente dal latino “viere” (“legare, intrecciare”), con allusione alla flessibilità dei rami, anticamente utilizzati per costruire cesti; il nome specifico richiama l’acero campestre (in latino Opulus, in italiano anche Oppio) perché le foglie lobate di questo arbusto sono simili a quelle dell’acero.

Famiglia: Caprifoliaceae / Adoxaceae
Origine: Europa, Asia, Africa nord-occidentale
Caratteristiche: Arbusto caducifoglio e caratterizzato da un’abbondante fioritura, è pianta rustica, facile da coltivare, che si presta alla formazione di siepi.
Resistente all’inquinamento.
Tutte le parti della pianta, compresi i frutti, sono tossiche.
Periodo di fioritura: maggio-giugno.
Foglie: con 3-5 lobi dentati, di color verde chiaro e lisce sulla pagina superiore, pubescenti su quella inferiore.
In autunno si colorano di rosso.
Fiori: bianchi, riuniti in corimbi piatti formati da piccoli fiori fertili al centro, circondati da fiori sterili, più grandi.

Frutti: drupe sferiche, rosse, traslucide, riunite in grappoli che rimangono sulla pianta anche dopo la caduta delle foglie.

Corteccia: sottile, di colore grigio-bruno chiaro, a strie longitudinali.

Utilizzi
Il viburno è pianta utilizzata fin dai tempi più antichi.
Per esempio, Ötzi, l’uomo preistorico vissuto 5000 anni fa la cui mummia, conservata dal ghiaccio, è stata ritrovata nel 1991 in Trentino-Alto Adige ai piedi del ghiacciaio del Similaun, aveva con sé delle frecce le cui aste erano fatte di legno di Viburno (più precisamente, “Viburnum lantana”).
È pianta adatta per gli interventi di recupero ambientale, la ricostituzione dei boschi naturali e la formazione di siepi campestri in suoli umidi.
A scopo ornamentale viene ampiamente utilizzata la cultivar “roseum”, con infiorescenze a forma di candide sfere (“palle di neve”, appunto) costituite interamente da fiori sterili e dunque improduttivi di frutti.

Storia, Letteratura, arte
Il viburno è citato in opere letterarie del mondo romano: nelle Georgiche, poema dedicato all’agricoltura, Virgilio consiglia di piantare timo e viburno attorno agli alveari, in quanto piante mellifere (Libro IV, vv. 112-15).
Il Viburnum opulus compare spesso nelle pitture fiamminghe secentesche e nelle nature morte del secolo scorso.
Si veda per esempio:

Natura morta con papaveri e pallon di maggio, 1910
Dalla pittura alla poesia:
E s’aprono i fiori notturni,
nell’ora che penso ai miei cari.
Sono apparse in mezzo ai viburni
le farfalle crepuscolari. (…)
(Giovanni Pascoli, Il gelsomino notturno, in Canti di Castelvecchio, 1903)
Areale di distribuzione in Piemonte (tratto da TERZUOLO P.G., SPAZIANI F., MONDINO G.P., Alberi e Arbusti – Guida alle specie spontanee del Piemonte, Regione Piemonte, Blu Edizioni, 2002, pp. 223, consultabile su https://www.regione.piemonte.it/web/temi/ambiente-territorio/foreste/alberi-arboricoltura/alberi-arbusti-piemonte-manuale-schede):
